martedì 5 febbraio 2013


Parte 1ª



LE MIE RICERCHE

Perché questo  interesse a tarda età? L'amore riconoscente alla mia mamma.

Il momento storico (1922-1940, anni della dominazione fascista), l’obbligo - pena la perdita del posto di lavoro - della tessera di appartenenza al partito, il divieto categorico di socializzare con chiunque aveva scelto le famigerate "opzioni" del '39 (famigerato accordo Hitler/Mussolini), le vessazioni continue ingiustificabili, costrinsero i miei genitori, al momento delle nozze e negli anni a seguire, a fare una scelta dolorosa: tutti i parenti di mia mamma dovevano essere dimenticati e in famiglia non se ne doveva parlare. Una delle tante ingiustizie che il fascismo/nazismo ci avevano imposto.

Mi ricordo, da ragazzo, di avere diverse volte chiesto ai miei genitori : “Mi avete fatto conoscere i nonni paterni, perché quelli materni no?” Mia mamma rispondeva inevitabilmente “Abbi pazienza Gianni, un giorno te ne parlerò”.
E quel giorno venne molto tardi, troppo tardi. La colpa, se così si può chiamare, fu più di mio padre, assai severo e forse poco interessato, che di mia madre molto innamorata.

La ricerca nacque soltanto alcuni anni fa, per una sorta di responsabilità, dopo la morte di mia mamma nel febbraio del 1997.
Sapevo poche cose. Sapevo che mia mamma Erika era di origine noneso-gardenese, anche se era nata il 13.04.1905 a Ferdkirchen in Kärnten (Austria).  Sapevo che aveva trascorso i primi anni della sua vita dallo Tante Johanna v. Achatz a Graz,  altri dalla Tante Alma a Innsbruck, e molti anni della sua giovinezza in Val Gardena negli alberghi di famiglia, l'Hotel Cavallino Bianco e lo Stetteneck a Ortisei, l'Hotel Grisi (oggi Wolkenstein) con mamma Irma a Santa Cristina, saltuariamente l'Hotel Aquila Nera a Cles con i nonni . 
Negli ultimi anni della sua vita mi aveva accennato a parentele varie, sparse tra Termeno, Merano, Innsbruck, Graz, Bournemouth. 
In casa c’erano diversi vecchi album con fotografie dei miei genitori, ma anche degli zii, cugini  e nonni materni. Conobbi così Grete e Pepi v. Fraxola, Carla e Peter Marsh Hunn, Cinzia Scalia, Fernanda Saletti.

Iniziò così la ricerca: in giro per parrocchie e catasti comunali, in assoluto a Ortisei (bisnonna), e Cles (bisnonno). Il web mi ha aiutato parecchio, e così le biblioteche fisiche e online.

Dopo la mie visite, grazie alla gentilissima collaborazione fornitami, sono riuscito a risalire - e più indietro non sono voluto andare - a quasi tutti i nomi e le date, confrontando i dati anche con le ricerche online. 
Mi riservo di apportare correzioni o modifiche, mano a mano che la raccolta dei dati verrà perfezionata. Chiunque vorrà darmi notizie, è benvenuto e mi scriva.

Ultimamente, su iniziativa di Ralph Riffeser del Family Hotel Cavallino Bianco di Ortisei e grazie al costante e importante lavoro di Ulrich Lardschneider (Monaco), è stato pubblicato e presentato il libro che racchiude la storia dell'hotel e della famiglia Lardschneider, cui siamo legati per via di Karolina, sorella di Pepi, la mia bisnonna materna.


lunedì 4 febbraio 2013


Parte 2ª



GENS DE TADDEI

L’origine del cognome Taddei si perde nella notte dei tempi. Le varianti sono molte: Taddei, de Taddei, Taddeo, Tadei, Taddeus. Deriva dal nome Taddeo, latino Tahaddeus, soprannome dato a uno degli apostoli e probabile adattamento del nome greco Theódoros, dono di Dio.

Il cognome Taddei è diffuso in tutto il centro nord, Taddeo è tipico della zona che comprende il basso Abruzzo, la Toscana, il  Molise e la Campania, con ceppi anche in Puglia, dovrebbero tutti derivare dal nome medioevale Tadeus o Taddeus, di cui abbiamo un esempio in un atto redatto in Pisa nel 1317: "Anno a nactivitate eiusdem millesimo trecentesimo decimoseptimo, die undicesimo mensis aprilis, ... Ego Taddeus Henrigi Ruggerii quondam filius, imperatoris dignitatis iudex ordinarius et notarius, et nunc supradicte curie legis scriba publicus,...".  Tracce di queste estensioni del cognome le troviamo nel 1400 con Tadei de Tadeo notaio dello Stato Veneto, a Gordona (SO) nella prima metà del 1600 con il podestà Tadeo Thadei e nell’alto Trentino attorno al 1760-1800.

Il ramo di Cles proviene da Malè e da Croviana. Storicamente il più noto nella zona è Taddeo de Mauris. Ma il ceppo di Malè proviene a sua volta da Ala.
La famiglia Taddei, originaria di Firenze, arrivò ad Ala da Verona con l'appoggio dei Castelbarco alla fine del '300. Fu tra le prime a svolgere attività commerciali ed imprenditoriali, come la fabbricazione dei velluti a metà del '600. Fu un secolo dopo cheil fenomeno delle migrazioni dei ceppi ereditari, fino a quel momento di tipo stagionale, divenne permanente, per necessità di espansione delle varie attività.

Il nonno di Serafino, Bartholammeo de Taddei, nasce a Croviana nel 1798. Il primogenito è Bartolo Giuseppe Francesco (1819), dal matrimonio con  Margaretha  Franchetti (1928), nascono due figli maschi: Luigi Bartolo Giuseppe, n. 07.07.1844 - m. 20.09.1866, e Serafino Giuseppe, n. 06.02.1846 - m. 31.03.1902.
La discendenza è a questo punto visibile nel quadro pubblicato nel post sulla ricostruzione genealogica.

Interessante il documento che fa riferimento a una istanza territoriale:


La frazione di Carciato, di cui si parla nel testo, appartiene al comune di Dimaro, poco sopra Malè,  in provincia di Trento.

La Famiglia possiede a Cles e nel circondario terre, fondi, case. L'attività alberghiera - Hotel Schwarzer Adler, poi Albergo Aquila Nera, Trattoria Aquila Nera - nasce presumibilmente attorno agli anni 1830.

Nel medioevo Cles era diviso in tre vicus: Pezo o Pecio, Spinaceda e Prato, centri che conservano tuttora la loro vecchia denominazione.
La comunità clesiana era però più allargata e comprendeva anche Maiano, Dres e Caltron (Regola del 1454).

Il vicus di Pez comprendeva le case che circondavano l'attuale piazzetta allargandosi brevemente verso le Moje e lungo Via Romana fino all'attuale Casa Juffman. Via Romana fu una mulattiera importantissima in quanto era la sola che congiungeva le due sponde del Noce. Passava per Pez e proseguiva lungo la campagna uscendo al bivio di Rallo e superato il Rio Bosco (Ribosch) scendeva verso il burrone, sul quale era stato costruito in epoca romana il Ponte Alto (pons altus)

Il vicus di Spinaceda formava un quadrilatero incluso tra le attuali Via G.B.Lampi e Via T.Claudio, delimitata lateralmente tra il Vicolo del Canalone e la piazzetta di Spinazzeda.

L’Hotel Schwarzer Adler in effetti si affacciava sull’angolo tra le vie T. Claudio e G.B. Lampi. Davanti all’Hotel passava l'unica via che congiungeva la Traversara di Molveno e la Rocchetta con il Tonale e le Palade.

“Le comunicazioni difficili”
Non era cosa di tutti i giorni recarsi nella capitale del Principato: ma prima o poi la fatica toccava a parecchia gente. Sempre ci dovevano andare i regolani dei comuni, per avere dal nuovo Vescovo la riconferma delle loro Carte di Regola; e spesso anche i rappresentanti dei paesi, che domandavano giustizia presso la cancelleria principesca durante le eterne liti per il territorio (penso alle beghe in bassa Val di Sole per il Monte Sadron, o alle diatribe fra Romeno e Caldaro per i confini). Viaggio difficile e faticoso dato che con le persone anche allora camminavano i carri e il bestiame. Le strade della rete viaria romana erano ormai solo malagevoli carrarecce; la “via imperiale” della Val di Sole di sontuoso aveva soltanto il nome. Pochi i ponti, e soggetti a tassazione; i “pigagni” (passerelle in legno) erano provvisori e malsicuri. Non mettiamo poi in conto gli animali selvatici, non rari e affamati, e qualche bandito che fra il Tonale e la Rocchetta riscuoteva a proprio favore i pedaggi.
            La “Traversara” che collegava Molveno con le Palade, correndo in destra Noce (da Cavedago per Cles a Senale) consentiva anche ai solandri che erano passati sul Ponte Stori di raggiungere la Val d’Adige: il percorso scendeva da Fai in Val Manara;  quindi, per la strada delle Finestrelle - superata la fossa che drenava i laghi di Zambana - arrivava al torrente Vela ed infine al ponte fra S. Lorenzo e Torre Vanga a Trento. Gli abitanti in sinistra Noce confluivano al Ponte Alpino della Rocchetta: ma dopo Mezzolombardo si presentava il maggior ostacolo, l’Adige, che presso S. Michele riceveva l’apporto tumultuoso del Noce. Qui non esistevano ponti: era necessario servirsi del traghetto della Nave, in funzione almeno dal 1185. Giungevano a questo passaggio anche le decime raccolte in Val di Sole e in Anaunia dai canonici del duomo di Trento dai primi anni del 1200. Il transito su due barconi affiancati (lunghi complessivamente dieci metri e larghi quasi quattro) era guidato da un traghettatore (nel 1500 era un Siglhofer, nel 1730 un Banalet, per conto degli Spaur): costui, manovrando un grande remo, faceva correre sul “reghen” (la corda che attraversava l’Adige) una carrucola legata alla zattera con un cavo, fino al pontile opposto. Così viandanti e merci sbarcavano verso la strada che portava a Trento, e viceversa.
            L’operazione, delicata, non era rischiosa: in compenso costava abbastanza ai nostri antenati perennemente in deficit di moneta sonante. Fino al 1588 una persona pagava 1 quattrino; un carro carico con i buoi 4 carantani; per traghettare cento pecore si pagavano 3 carantani, ed 1 carantano per una soma di ferro. Nei “Privilegi” per le due valli del Noce (redazione del 1752) si legge: “Tariffa del Porto della Nave da essere osservata da Portinari ivi, e non più oltre aggravati li Passaggieri, che... pagheranno come siegue: Per cadauna persona a piedi quattrini 3 - Bovi disgionti, vacche, e manzolami essendo i loro conduttori esenti per ogni capo Carantani 1 - Un carro con bovi, e boaro carico Car. 6 - Una carretta con li cavalli, e carrettieri carica in tutto Car. 10 - Intendendo il tutto moneta Tedesca. Avvertendo che non sijno tenuti li Passaggieri pagare di più, se bene tal volta l’Adice facesse più rami, e convenisse adoprar più d’una nave... Fù così conchiuso in Trento li 21 Giugno 1629”.
                                                                                 
Il vicus di Prato attorno alla odierna Piazza Granda completava la civitas clesiana; prossimo a Spinaceda era però separato da orti e campagna. Comunicava con più difficoltà con Pez perché l'odierno Corso Dante era pascolo e impluvio di acque che si riversavano nella vasta palude formando un autentico lago poco profondo, che arrivava fino al Doss di Nancon, e poi un altro più grande, che giungeva fino al dosso di Tallao in prossimità di Tuenno.
Accanto ai tre vicus  medioevali vi erano inoltre quattro rioni, al tempo non considerati vicus sia per la distanza dalla borgata sia per l'esiguità dei nuclei.

L’Hotel è sopra la piazzetta di Spinazzeda, rione storico. Ora è condominio, abitazioni e negozi.

 



EREDITA'
Per tradizione la proprietà passò al primogenito Luigi Bartolo. Serafino - per sua scelta - venne indirizzato agli studi legali. Malauguratamente Luigi Bartolo morì improvvisamente a 22 anni e, giocoforza, di diritto tutte le proprietà, nell'autunno del 1868, passarono a Serafino che, suo malgrado, dovette abbandonare gli studi intrapresi e dedicarsi anima  e corpo alla conduzione dell'Hotel.

LE NOZZE DE TADDEI - LARDSCHNEIDER
Serafino Giuseppe è scapolo e  si rende conto che senza aiuti non è in grado di amministrare le proprietà e tanto meno di condurre l'Hotel Aquila Nera. Ha assoluto bisogno di una moglie, con esperienza nella gestione alberghiera, che lo possa aiutare.
Alcuni amici lo consigliano di volgere le sue attenzioni e ricerche matrimoniali in Val Gardena, e più propriamente alla Famiglia Lardschneider che a Ortisei da generazioni gestisce il Post Cavallino Bianco, conosciuta per le solide tradizioni e la provata competenza. Il proprietario Peter "Pierota" Lardschneider ha cinque figlie in età di matrimonio.
A  Bolzano, nel 1872 durante la fiera-mercato d'autunno a Bolzano, Serafino conosce Joseph (Pepi) Lardschneider.
Parlano del possibile matrimonio, Serafino apprende che tre delle sorelle sono già promesse (a Schmieder, Desaler e Gutweniger). Rimangono Karolina, la primogenita, e un'altra, che però ha un'infatuazione per un certo Franz Schmalzl, che poi sposerà.

Serafino si reca a Ortisei nella primavera del 1873, dove conosce la famiglia Lardschneider.
Karolina gli fa un'ottima impressione. Mentre lui ne è affascinato, non si può dire la stessa cosa di lei, che, informata di  quanto viene concordato, non ne vuol sapere. Ma per tradizione la decisione spetta agli uomini di casa, e le nozze vengono fissate per la primavera del 1875. 
Il 7 aprile, con le nevi ancora a farla da padrone, Serafino e Karolina si uniscono in matrimonio, nella Parrocchiale di S. Andrea a Chiusa.
Due giorni dopo la novella coppia parte alla volta di Cles, il pianto ancora negli occhi della giovane moglie.
Karolina se ne fa una ragione, e col tempo cresce l’affetto per Serafino. 
Dall'unione nascono cinque figli, nell'ordine Emmanuele Pietro Francesco, il primogenito, Edoardo Pio Maria, Irma Maria Margaretha (mia nonna), Carolina "Lina" Maria Olga e Alma Clara Maria.

Come si svilupperanno i cinque rami della famiglia, può essere letto nei quadri dell'albero genealogico pubblicati nel post  "Le mie ricerche".

                      


La famiglia di Joseph Gregor (Pepi) Lardschneider, e del padre Gregor,  gestì dal 1870 l'Hotel Post Weisses Rössl di Ortisei. 
L'albergo rimase di proprietà sino al 1939, anno in cui, a causa delle opzioni etniche in Alto Adige - patto scellerato tra Mussolini e Hitler - venne giocoforza venduto all'Ente Nazionale per le Tre Venezie, con la clausola (si narra) che in caso di rientro dei Lardschneider, la proprietà tornasse a loro.

domenica 3 febbraio 2013

Parte 3ª

L'AMORE VIETATO - MIA NONNA IRMA

                 
Cavallino Bianco - Ortisei                               Aquila nera - Cles                               Hotel Grisi - St. Cristina 

Mia nonna Irma de Taddei, figlia di Serafino e Karolina, vive la sua gioventù a Cles, dove cresce assieme ai  fratelli e alle sorelle, completa la scuola commerciale e sviluppa la passione per il lavoro alberghiero.
Ha occasione di conoscere l'imperatore Francesco Giuseppe, quando, una prima volta per la stagione della caccia in valle (1898), scende con il suo seguito all'Hotel Schwarzer Adler.

Si è potuto ricostruire con buona approssimazione il viaggio dell'imperatore. Sceso dalla carrozza imperiale a Caldaro, nella frazione di Sant’Antonio (St. Anton in Kaltern), si gode il viaggio in funicolare al Passo della Mendola, inaugurata due anni prima, per poi riprendere la carrozza che lo porterà a Cles, dove risiede dal 1° settembre per tre giorni all’Hotel Schwarzer Adler , con il suo seguito di ufficiali, per cacciare il cervo.


A Cles (Capitanato di Cles) è di stanza in quegli anni una compagnia di Standjäger, con compiti di controllo e di comunicazione con gli Uffici imperiali, comandata dal giovane Kadett-Offizier, J. Steinkeller, originario di Ora (BZ). Frequenta l'Hotel, punto di ritrovo della buona borghesia.
Capelli castani, splendidi baffi e occhi azzurri come la sua divisa, cappello piumato e spada al fianco sinistro, colpisce Irma a prima vista. Anche la fresca bellezza di Irma è determinante, tra i due è amore a prima vista.

L’educazione severa e il matrimonio imposto hanno reso Karolina alquanto altera e calcolatrice. La sua mente è razionale ed è determinata a gestire le possibili conoscenze delle figlie. Quando viene a conoscenza del rapporto, per quanto i due giovani cercassero di tenerlo segreto, affronta decisa il giovane tenente e gli vieta di continuare la relazione.
I genitori Steinkeller ritengono invece giusto che i due giovani si possano sposare e propongono il matrimonio. Karolina si oppone fermamente: non ritiene degno di sua figlia l'ufficiale e impedisce di fatto le nozze.
Scrive alla di lui madre una lettera, ingiungendole di vietare al figlio ogni ulteriore frequentazione dell'Hotel e della figlia Irma, il cui parere è inascoltato. La Signora Steinkeller risponde a tono e, scrive tra le altre cose: "Passen Sie auf, gnädige Frau de Taddei, dass in Ihrem sehr gezüchteten Garten kein Stein einfallen kőnnte!" - “Stia attenta, gentile Signora de Taddei, che nel suo ben coltivato giardino non caschi un sasso!”

Il sasso è già caduto: Irma aspetta un figlio. È madre illegittima, e, nel suo tempo, il fatto è gravissimo.
Irma va allontanata, non può più rimanere a Cles, Karolina non intende assolutamente essere messa in difficoltà, dover incontrare in chiesa alla funzione della domenica i notabili del paese ed essere sottoposta a sguardi indagatori e commenti malevoli. Interpella immediatamente il fratello Pepi e gli chiede aiuto.
A Natale del 1904 Irma viene mandata a Graz (Kärnten - Austria) dallo zio Eduard, sposato con Johanna "Hansi" v. Achatz, con la scusa ufficiale di portare auguri e doni per le imminenti festività. E la, in una clinica privata di Feldkirchen bei Graz , lontana dagli occhi del mondo e da commenti malevoli, sotto l’ala protettrice della Tante Hansi, il 13 Aprile 1905 da alla luce una splendida bambina, Erika, mia mamma.

Irma, dopo la permanenza forzata a Graz, non può più tornare a Cles. 
Pepi, su insistenti pressioni della sorella Karolina, prende in affitto l’Hotel Grisi a St. Cristina. Irma, all'età di 24 anni, torna in Val Gardena e poco dopo le viene affidata - quasi a risarcire la sua sofferenza - la gestione dell'Hotel Grisi, l'attuale Hotel Wolkenstein.
Per salvare le apparenze si combinano in fretta e furia nozze riparatrici: nell’ottobre del 1905 è praticamente indotta a sposare un maestro elementare del paese, certo Rudolf Muigg.
Il rapporto matrimoniale è burrascoso e infelice. Rudolf beve smodatamente ed è violento. Irma non vedrà più sua madre.
Nel giugno del 1911, assieme a sorelle e fratelli, è a Cles per la funzione funebre: mamma Karolina è morta.


MIA MAMMA ERIKA E MIA NONNA IRMA

Nella fotografia: mia mamma Erika con sua mamma Irma (mia nonna) a Graz, in casa dello Zio Eduard, Natale 1908.



Erika trascorre i primi tre anni della sua vita a  Graz dalla tante Hansi e successivamente a Innsbruck dalla zia Alma von Fraxola (sposata a Hubert, l'allora Bezirkshauptmann del Voralberg). All'età di cinque anni torna a Ortisei, dove vive la sua infanzia dalla Tante "Lina" (Carolina) a Stetteneck, che nel 1913 convola a nozze con l'allora direttore a Ortisei delle sede staccata di Bressanone della Brixener Bank, Gustav Kade.
In Val Gardena impara a sciare, a suonare il pianoforte. Sarà il periodo più felice e spensierato della sua fanciullezza.
Compiuti i sei anni, i nonni ritengono che possa tornare da sua madre all’Hotel Grisi di Santa Cristina, dove frequenta la scuola popolare.
Il tempo della scuola, suddiviso in due periodi, quello invernale e quello estivo, durava di regola sei mesi da novembre ad aprile. Nel periodo estivo, per le scuole sistematiche, la scuola proseguiva maggio e giugno. Si andava a scuola due volte al giorno, tre ore al mattino e due al pomeriggio.
Solo nel mese di giugno l’orario poteva essere ridotto a mezza giornata per le scuole sistematiche, su autorizzazione delle Autorità superiori. Erano obbligati a frequentare la scuola popolare durante il periodo invernale “tutti i fanciulli d’ambo i sessi dell’età dai 6 ai 14 anni compiuti.
Oltre i 14 anni di età si potevano frequentare educandati e collegi.”
La giornata cominciava con la S. Messa: “Tutti i giorni, nella mezz’ora precedente le lezioni, gli scolari guidati dai maestri o da un custode andranno insieme alla messa”, diceva il Regolamento Teresiano del 1774, in vigore fino all’annessione del 1918. 
Lo status matrimoniale, le frequenti discussioni tra la madre e il padre acquisito creano notevoli problemi di relazione e Erika soffre terribilmente la situazione.
A sei anni, assieme alla madre ed agli zii è a Cles per la sepoltura di sua nonna che non ha mai conosciuto e non sa spiegarsi il perché.
Trascorre tra Santa Cristina e Ortisei, con alterne trasferte dai nonni, gli anni più felici seppur complicati della sua giovinezza e non se ne da pace. Ogni volta che può scende a Ortisei dalla zia Lina.

All'età di quattordici anni, nell'ottobre 1919, Erika viene iscritta dai nonni all'Educandato Femminile delle Dame Inglesi di Bressanone - siamo quasi al termine del conflitto bellico, conclusosi definitivamente l'11 novembre di quell'anno - dove trascorre fortunatamente una giovinezza normale, che altrimenti non avrebbe avuto.
Potenzia le sue conoscenze, studia il canto e la musica, il francese e l'inglese, si esercita nelle arti teatrali, impara a disegnare e dipingere, conosce le buone regole di vita e di comportamento. Si fa molte amiche e amici, in classe con lei non ci sono soltanto gardenesi e locali, ma anche milanesi (Gorla), veronesi (Andreatta), rivani (Maganzini) e cortinesi (Colli). A diciannove anni, nel giugno del 1924, consegue il diploma commerciale e linguistico.

 
 5^ da sin. in piedi                                         A sx dietro il Vescovo Schmidt                                             terzultima da dx

Allego copia del registro di classe degli anni 1919/20 e una pagella e alcune foto di Erika alle Dame Inglesi.

                

 pagella                                                                                                  registro di classe

Un anno dopo gli studi scende a lavorare a Bolzano, lontano dai malevoli commenti che oramai circolano in valle. Grazie ad un suggerimento della Tante Alma v. Fraxola, trova alloggio a Bolzano presso i coniugi Segata, originari di Termeno, che la trattano come una figlia. I primi due anni lavora in un negozio sotto i portici (Tante Desaler) e poi in un ufficio legale.
Successivamente ha l'opportunità di entrare come segretaria generale alla S.T.E. - TRANSATESINA, che gestisce le tre ferrovie a scartamento ridotto Bolzano-Collalbo, Ora-Predazzo, Bolzano-Mendola.
La conosce mio padre, allora vice-direttore, monregalese. L'amore sboccia e due anni dopo (1931) si sposano. Nel febbraio del 1934 i miei genitori - è il terzo anno consecutivo - sono in vacanza all'Hotel Cappella di Colfosco, assieme a una coppia di Stoccarda, e nell'ottobre 1935 mia mamma mi da alla luce.

                   
I miei genitori: Mario e Erika. Da sx: Colfosco (dietro l'Hotel Cappella), Sass Rigais, Alpe di Siusi


sabato 2 febbraio 2013

INFO AGGIUNTIVE
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La stazione di posta a Ortisei.

Le stazioni di posta erano luogo di ristoro per i viandanti e i loro cavalli. La stalla, con il fieno per alimentare i cavalli, con l’attrezzatura per cambiare i ferri, riparare i finimenti, o se necessario il cambio dei cavalli perché stressati. Camere e sala ristorante - spesso semplici stube, per ospitare i viandanti.
In molti paesi dell’arco alpino, che facevano parte dell’asburgica Contea del Tirolo è facile incontrare alberghi con il nome “Hotel Post” o “Posthotel”.
Anche in Val Gardena vennero istituiti gli uffici postali durante l’impero Asburgico. Nel 1856, con la costruzione della strada della Val Gardena che collegava Ortisei con Ponte Gardena, venne inaugurato il primo ufficio postale a Ortisei.
Nel 1859 il tradizionale sistema, che per molti anni consentì di consegnare e ritirare la posta a Chiusa due volte a settimana tramite il “corriere a piedi”, venne sostituito da un servizio efficiente di carrozze chiuse trainate da cavalli, in grado di recapitare giornalmente messaggi, lettere e piccole merci, ma anche di trasportare persone. Fu inaugurata la stazione di posta a Ponte Gardena, da dove si inerpicava la strada per la valle, e dove transitava la ferrovia e fu aperto il nuovo ufficio postale a Ortisei nell’albergo “Weisses Rössl”: “Einschreibe Bureau Pv.u.St. für die Postfahrten” si leggeva a fianco dell’ingresso dell’Hotel.


L‘unico mezzo di trasporto che collegava la Val Gardena con il resto dell‘Impero era una diligenza trainata da cavalli che partiva dall‘albergo, punto nevralgico dell‘intera rete viaria della valle. “L’albergo adopera uno o due cavalli per il trasporto della posta. D’inverno tiene dagli 8 ai 10 cavalli mentre d’estate ne ha 16 -17.”
Il servizio della posta cavalli era sinonimo di circolazione veloce e di lusso, resa possibile attraverso il cambio in itinere degli animali. I viaggi comprendevano quindi un sistema di soste, grazie a una rete di locande a pagamento dislocate lungo gli itinerari, nel caso della Contea del Tirolo, gli alberghi “Posta”. Ogni località tappa della posta cavalli incardinava importanti funzioni: il cambio dei cavalli, dei corrieri, pernottamento e ristoro per i viandanti.
Il servizio postale era dedicato agli abitanti autoctoni, ai lavoratori stranieri ma anche agli ospiti che popolavano la valle d’estate e negli anni anche d’inverno. Il servizio postale era affidato a veloci calessi d’estate e a slitte chiuse d’inverno, col tempo utilizzate sempre di più dai turisti per raggiungere gli
alberghi della valle.

Il flusso turistico ne beneficiò a tal punto da diventare uno dei settori portanti dell’economia anche del Posthotel Weisses Rössl”, che divenne l’albergo più importante della valle e punto di ritrovo dei più noti sportivi della montagna.
Purtroppo quegli anni portarono grandi mutamenti: il primo conflitto mondiale, l’avvento dell’era fascista e il patto Hitler Mussolini destabilizzarono gli abitanti della valle.

Nel 1939, causa le opzioni, Rosa Lardschneider, proprietaria dell’albergo Posta di Ortisei scelse come nuova patria la Germania. Venne dato mandato all’Ente Tre Venezie di vendere l’albergo e tutte le pertinenze, e di consegnare il ricavato alla famiglia emigrata. Mansione difficile in quanto era stata predisposta nel contratto l’opzione di venderlo solo a gente del posto. 
L’albergo divenne così una sorta di accampamento militare. Durante la seconda guerra mondiale l’albergo passò nelle mani dei militari, prima italiani poi tedeschi. L’ufficio postale divenne il lazzaretto dei soldati, mentre nelle stanze vennero curati e operati i soldati feriti. L’inventario venne distrutto, rovinato e in parte anche rubato.
Fu in quegli anni che il nome fu trasformato in “Albergo Posta Cavallino Bianco”.

Per il seguito delle vicende dell'Hotel, si rimanda al libro "IL CAVALLINO BIANCO"- Da locanda di posta a Grand Hotel di Ulrich Lardschneider.
Il 4 novembre 2019, su iniziativa di Ralph Riffeser, attuale gestore del Family Hotel,  e grazie al costante e importante lavoro di ricerca e studio del cugino Ulrich, è stato presentato, alla presenza di autorità e parenti, nella prestigiosa Stube dell'Hotel, il libro che ne racchiude la storia e racconta della famiglia Lardschneider.

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